Uno dei quesiti più ricorrenti nella consulenza fiscale è:
“Avvocato, posso scaricare questo costo?”
Tradotto dal linguaggio baristico l’imprenditore mi sta chiedendo se il costo che intende sostenere potrà essere deducibile dal reddito d’impresa. Con la conseguenza che il costo non è soggetto ad IRES. Infatti, oltre ad essere contabilizzato ed indicato in bilancio, rimane un costo interamente deducibile dai ricavi.
La risposta a questa domanda è molto delicata e non può essere data senza che l’avvocato tributarista ponga a sua volta delle domande o faccia degli approfondimenti.
Infatti, l’inerenza dei costi è una delle contestazioni più frequenti nelle verifiche fiscali.
La consulenza fiscale su questa domanda deve anche dare dei consigli pratici.
L’imprenditore deve dimostrare al Fisco che quel costo è inerente.
Credo che il suggerimento pratico sia il modo più efficace e che l’avvocato tributarista ha di affiancare il proprio cliente.
Vediamo dei casi concreti.
Inerenza dei costi e consulenza tributaria
Il tema dell’inerenza dei costi mi appassiona molto.
Mi permette di dare consulenza su misura.
Mi consente di essere veramente utile al mio cliente.
Fin dall’inizio dell’attività di avvocato tributarista mi sono state poste tante domande sull’inerenza dei costi e mi sono trovata a difendere imprese o professionisti a cui era stata contestata l’inerenza dei costi.
Tratterò, quindi, dell’inerenza qualitativa dei costi (requisito riconosciuto dalla giurisprudenza tributaria, sia di merito che di legittimità, in modo costante) partendo da alcuni casi concreti che ho vissuto in prima persona.
Caso 1: l’inerenza del costo per il professionista.
Si tratta di una verifica fiscale su più annualità sfociata in un avviso di accertamento.
L’Agenzia delle Entrate ha contestato ad un commercialista con cui collaboro l’inerenza del servizio di elaborazione dati.
Il commercialista acquista dalla società di elaborazione dati il servizio di contabilità ed elaborazione di situazioni periodiche che sono necessarie per la redazione di bilanci e dichiarazioni fiscali.
L’Agenzia delle Entrate ha ritenuto che questi costi non fossero inerenti, dimostrando di non conoscere l’organizzazione di uno studio commerciale.
Il commercialista era molto arrabbiato e non poteva farsene una ragione.
Nel ricorso ho spiegato che quei costi erano inerenti.
Come ho difeso il mio cliente?
Ho esposto come è organizzato uno studio commerciale, facendo il paragone con un ufficio contabilità e bilancio di un’azienda.
Può il direttore amministrativo chiudere il bilancio se non vengono contabilizzate le fatture? Se non vengono annotate le scritture di rettifica e assestamento?
Questa funzionalità dell’attività degli impiegati amministrativi rispetto a quella del direttore amministrativo rappresenta l’inerenza qualitativa.
Essa si riscontra anche nel rapporto tra l’attività del centro elaborazione dati e quella del commercialista.
Ho dimostrato così che i costi del centro elaborazione dati sono inerenti all’attività dello studio commerciale.
Caso 2: l’inerenza del costo per una società.
Ricordo con piacere uno dei primi contenziosi che mi venne affidato quando aprii lo studio.
Si trattava di una società cliente di un altro commercialista con cui avevo iniziato a collaborare, quasi per caso.
Il commercialista si era trovato senza il professionista che curava il contenzioso del suo studio e gli venni presentata io.
Il commercialista mi lanciò il guanto di sfida: di fronte al mio curriculum ragguardevole, dato che avevo già maturato tredici anni di esperienza nel servizio fiscale di una multinazionale, rispose che avrei dovuto dimostrare all’opera quello che era scritto sulla carta.
Quello era lo stimolo giusto per me!
Assunsi la difesa, con la smania di dimostrare che il curriculum diceva il vero.
Si trattava dell’avviso di accertamento che contestava l’inerenza delle sponsorizzazioni ad una società sportiva non dilettantistica.
La società aveva sponsorizzato una squadra corse, senza sapere che l’Agenzia delle Entrate presume sempre la falsa fatturazione e/o la non inerenza del costo.
La difesa della società sponsor si imperniava sulla domanda: perchè hanno scelto proprio la squadra corse?
La risposta andava cercata nella società sponsor, che svolge attività di lavorazione lamiere.
Le tecniche usate nella lavorazione delle lamiere trovano un ottimo mercato di sbocco nel settore delle corse sportive.
Infatti, le auto da competizione sono caratterizzate da un elevato grado di personalizzazione e la tecnica del taglio laser, utilizzata dalla società, è particolarmente adatta nelle prototipazioni.
Sono riuscita a dimostrare che l’attività svolta dalla società sponsor, risultante dall’oggetto sociale, era funzionale al settore delle corse.
Perciò, era plausibile che la società sostenesse quei costi di sponsorizzazione.
La visibilità garantita dalle sponsorizzazioni le permetteva di allargare il proprio parco clienti.
Perciò, i costi di sponsorizzazione erano inerenti all’oggetto sociale.
Causa vinta.
L’importanza della consulenza tributaria preventiva
In questo caso, come in altri, dal contenzioso, pur vinto, il cliente si è reso conto dell’importanza di una consulenza preventiva.
Abbiamo instaurato un rapporto di consulenza che annualmente controlla le sponsorizzazioni ed altri costi per valutare la loro inerenza e conservare la documentazione utile per la prova in caso di verifica fiscale.
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