La mia esperienza professionale mi ha fatto incontrare diverse persone che richiedono una consulenza tributaria o fiscale che dir si voglia. Ritengo che la consulenza fiscale sia estremamente utile in sé. Tuttavia, l’atteggiamento del cliente può incrementare il valore della consulenza o ridurlo fino ad annullarlo. A mio avviso è un fatto culturale: in Italia si privilegia il contenzioso. Si interviene quando ormai “i buoi sono scappati”. Credo, invece, che “prevenire sia meglio che curare”. L’avvocato tributarista non può, evidentemente, prevedere la verifica fiscale, né il suo contenuto. Una buona consulenza, però, può correggere impostazioni errate o evitare sul nascere errori che possono essere molto costosi per i contribuenti. Vi racconto un caso concreto.
La consulenza tributaria: a che serve?
La maggior parte dei contribuenti italiani considera la consulenza tributaria inutile. Una stessa percentuale di nostri concittadini considera inutili le manutenzioni. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Escluse le fattispecie reddituali prive di criticità o le situazioni in cui sono in gioco poche centinaia di euro, l’esperienza professionale mi ha reso una strenua sostenitrice della consulenza fiscale.
È estremamente utile, ad esempio, per evitare contestazioni in sede di verifica, per migliorare l’organizzazione interna di un’impresa.
Nella maggior parte dei casi la sinergia tra cliente ed avvocato tributarista amplia l’orizzonte dell’analisi, mettendo in luce aspetti non considerati finché non si è entrati in studio.
L’utilità della consulenza o della due diligence dipende dal professionista a cui vi rivolgete.
Non date per scontato che un avvocato civilista possa darvi consigli in merito ad una cartella di pagamento emessa per recuperare un credito fiscale.
La specializzazione e l’esperienza fanno la differenza.
Efficacia della consulenza tributaria
L’efficacia di una consulenza fiscale dipende anche dall’atteggiamento che ha il cliente.
Ci sono clienti che sono recalcitranti a chiedere una consulenza e si fermano al minimo.
Ci sono clienti che sono alla ricerca del massimo risultato.
I primi hanno una visione di brevissimo termine, cioè vedono solo il costo sostenuto per la consulenza e cercano di ridurlo al minimo.
I secondi pensano che la consulenza tributaria sia un investimento a medio-lungo termine: si apprezza nel tempo.
Un caso reale di consulenza tributaria
Qualche giorno fa ho incontrato una signora che mi ha posto una domanda sull’acquisto con IVA al 4%.
Intende acquistare una casa, il contratto preliminare sarà firmato dal padre, che sostiene i lavori, il definitivo sarà firmato da lei.
La domanda con cui è entrata in studio riguardava la correttezza di questa impostazione.
Ascoltando il suo racconto e facendole altre domande le ho evidenziato che esistono altri interrogativi a cui rispondere.
- La casa non sarà abitabile alla data del rogito: spetta ugualmente l’IVA agevolata?
- Come regolare la donazione da parte del padre?
- Si tratta di donazione indiretta?
- Com’è tassata?
- Sotto il profilo TARI il trasferimento di residenza solo della signora, mentre la famiglia rimane momentaneamente residente in altra casa, può essere considerato fittizio?
- È meglio la vendita o la donazione della propria quota di proprietà del fabbricato in cui abita attualmente, necessaria per beneficiare dell’IVA al 4%?
Di fronte a tutti questi interrogativi la signora è rimasta perplessa, perchè pensava di avere una risposta facile, semplicemente consultando la normativa IVA.
Le ho risposto che, di fronte al rischio di un accertamento dell’aliquota ordinaria da parte dell’Agenzia delle Entrate, oltre all’irrogazione di sanzioni, non posso dare una risposta generica.
Quando rispondo è l’esito di una ricerca che esamina ogni singolo documento che possa aiutarmi a trovare la risposta.
Rispondere prima è inutile.
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