Quando l’Agenzia delle Entrate abusa del processo e perde può essere condannata a risarcire il danno che questo comportamento ha causato al contribuente.
Nella pratica professionale ci si può imbattere, purtroppo, in pratiche processuali scorrette che danneggiano il contribuente che le subisce. In questi casi può essere chiesta alla Commissione Tributaria la condanna al risarcimento del danno. Un’interessante sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Trapani.
Che cos’è il danno da lite fraudolenta nel contenzioso tributario?
In termini sintetici, il danno da lite fraudolenta è quello che viene causato al contribuente da un comportamento contrario alla buona fede ed alla lealtà.
Questi principi devono orientare il comportamento delle parti nel processo; perciò, un comportamento sleale e frutto di mala fede o colpa grave creano un danno al contribuente.
Detto in altro modo, la lite fraudolenta consiste in tutti quei comportamenti che sono un abuso del processo.
Ad esempio, è comportamento fraudolento quello dell’Agenzia delle Entrate che emette un avviso di accertamento, adottando un’interpretazione contraria a quella ufficiale esposta in varie circolari o altri documenti di prassi.
Infatti, il contribuente è obbligato ad impugnare l’avviso di accertamento per far valere le sue buone ragioni.
Altro esempio è la proposizione di eccezioni palesemente inammissibili, avanzate solo per creare difficoltà alla difesa del contribuente. Oppure, il deposito di atti oltre i termini processuali.
Il danno da lite fraudolenta può essere risarcito?
Se la difesa del contribuente dimostra che il comportamento dell’Agenzia delle Entrate è scorretto e chiede al giudice il risarcimento, può ottenerlo.
È possibile anche, come nel caso esposto qui di seguito, che il giudice, d’ufficio, pronunci la condanna.
La condanna al risarcimento del danno da lite temeraria dipende dal coraggio del giudice.
Negli ultimi due anni ho avanzato diverse richieste di risarcimento del danno da lite fraudolenta, assolutamente fondate e dimostrate, ma ho ottenuto, nella migliore delle ipotesi, solo la condanna dell’Agenzia delle Entrate alle spese legali.
Il caso deciso dalla Commissione Tributaria Provinciale di Trapani
La Commissione Tributaria Provinciale di Trapani è stata sicuramente coraggiosa e, senza dubbio, il caso deciso è eclatante.
Infatti, il comportamento non solo ha arrecato danno socio-economico al contribuente, ma anche un danno d’immagine alla stessa Agenzia delle Entrate.
L’Agenzia delle Entrate di Trapani aveva notificato un atto di recupero di un credito IVA per il 2011 di € 36.064,67, a suo dire, inesistente ed indebitamente compensato dal contribuente.
Questa ripresa era motivata dal fatto che il credito IVA, chiesto a rimborso, era stato sospeso a causa di un procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica di Trapani ed ancora in corso.
Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate non ha neppure indicato in base a quale normativa ha tenuto questo comportamento, nè ha mai informato il contribuente di questi fatti prima della notifica dell’atto di recupero del credito.
Il danno causato, oltre all’annullamento della compensazione, era costituito dalla relativa sanzione e dalle conseguenze sugli anni successivi.
Dalla ricostruzione dei fatti i giudici hanno anche appurato che dalla Procura della Repubblica di Trapani non era stata inviata alcuna segnalazione all’Agenzia delle Entrate.
Dopo aver esaminato gli atti e sentite le parti in udienza, la Commissione Tributaria provinciale di Trapani ha accolto il ricorso, condannato l’Ufficio a rimborsare le spese legali per € 7.504, oltre spese forfettarie, oneri ed accessori ed a pagare € 3.500 al contribuente a titolo di risarcimento del danno.
Articoli correlati:
Ricorso tributario: chi perde paga sempre le spese legali?
Chi perde una causa paga le spese. Anche nel contenzioso tributario. Non sono eccezioni le sentenze che non condannano l’ente impositore alle spese. Le considero errori. Quali sono le spese a cui la commissione tributaria condanna chi perde? Sono le cd. “spese vive”, gli onorari del difensore, le spese generali, il contributo previdenziale e l’IVA. Da notare che l’IVA è un costo solo per i privati.
Rateizzazione della cartella di pagamento: effetti sulla prescrizione.
Nella pratica professionale mi sono imbattuta in questo problema: se dall’estratto di ruolo risultano cartelle non pagate e vicine al termine di prescrizione del debito del contribuente, la presentazione dell’istanza di rateizzazione che effetti produce?
In altre parole: l’istanza di rateizzazione di una cartella non pagata e risultante dall’estratto di ruolo interrompe i termini di prescrizione? Un’interessante sentenza della Commissione tributaria regionale della Sicilia fornisce qualche spunto interpretativo. Vediamolo insieme.
Quando l’avvocato tributarista è utile?
L’avvocato tributarista svolge una funzione socialmente utile? Quali sono le condizioni per essere utili ai clienti? Chi stiamo patrocinando? Quali interessi stiamo tutelando? La risposta a queste domande non è stereotipata, né scontata. Si risponde a queste domande non in astratto, ma ogni giorno. Essere utili non solo è la ragione per cui sono avvocato tributarista, ma anche una fonte di profonda soddisfazione. Vi racconto un episodio professionale.
La Cassazione si pronuncia sulla Tremonti ambientale
L’ordinanza 15982/2020 è di estremo interesse per gli avvocati tributaristi che stanno portando avanti i contenziosi sulla Tremonti ambientale. È confortante sapere che anche alla Tremonti ambientale la Cassazione dà la patente di dichiarazione di scienza e non di volontà, come sostenuto da tanti giudici di merito e da tanti uffici fiscali. Analizziamo insieme questa pronuncia.
Interessanti novità per definire le controversie fiscali internazionali
Cosa succede se un contribuente, residente in uno Stato, produce reddito in un altro Stato? Il reddito prodotto è tassato sia nello Stato della fonte (dov'è prodotto) che in quello dove il percettore del reddito è residente. Questo procedimento genera una doppia imposizione internazionale. Le Convenzioni contro le doppie imposizioni vengono concluse appunto per risolvere questo problema. Cosa succede se le norme convenzionali non vengono applicate correttamente? Le Convenzioni contro la doppia imposizione prevedono l’accordo tra i due Stati come extrema ratio per risolvere le controversie fiscali internazionali o eliminare la doppia imposizione. Il Decreto legislativo n. 49 del 10.06.2020, attuando la direttiva UE 2017/1852, rafforza gli strumenti a disposizione del contribuente che si tro...
Processo tributario telematico: semplificazione impossibile?
L’articolo 29 del D.L. 23/2020 (cd. decreto liquidità) introduce una norma di sistema: anche nei processi iniziati in modo cartolare la notifica e il deposito degli atti difensivi e dei provvedimenti giurisdizionali avviene solo in modo telematico. All'atto pratico ciò dà un enorme impulso alla semplificazione, alla riduzione dei tempi connessi agli adempimenti della notifica e del deposito.
Come ogni cambiamento, personale o sociale, presenta un’altra faccia della medaglia.
Ecco una storia professionale vissuta in prima persona.
Processo tributario: novità sulle notifiche e deposito degli atti
Dal primo Luglio 2019 il processo tributario si svolge solo con modalità telematiche, salvo che il contribuente si difenda in proprio.
Questo significa che le notifiche dei ricorsi e degli appelli deve avvenire a mezzo PEC e che la costituzione in giudizio si attua con l’upload nel portale del Si.Gi.T. degli atti e documenti, che devono rispettare il formato pdf.p7m.
Se si è iniziato un grado di giudizio in modo cartaceo, occorre arrivare alla sentenza con il medesimo modo.
Dal’8 Aprile 2020 questa regola è stata modificata dall’articolo 29 del D.L. 23/2020 (cd. decreto liquidità).
Vediamo in che modo e con quali effetti.
Il postino mi ha consegnato una cartella di pagamento. Che faccio?
La notifica di una cartella di pagamento è come lo sparo in una gara di sprint: chi sta fermo perde. Infatti, la cartella di pagamento è un atto che, se non impugnato nel termine di 60 giorni, diventa definitivo. Quindi, anche se è illegittima, se i termini di impugnazione vengono lasciati scadere, va pagata. E se si “collezionano” cartelle scadute, si può fare qualcosa? Cosa si rischia? Il semplice passare del tempo può essere un rimedio? Scopriamolo insieme.